Balcani occidentali: dobbiamo cambiare passo

"Di recente, nei Balcani occidentali si sono manifestati segnali di frustrazione nei confronti dell'UE e il proliferare di una retorica fonte di divisione. Dobbiamo intensificare i nostri sforzi per avvicinare maggiormente la regione all'Unione europea.”
Martedì scorso ho invitato il presidente del Montenegro Đukanović, il primo ministro dell'Albania Rama, il primo ministro della Serbia Brnabić, il presidente del Consiglio dei ministri della Bosnia-Erzegovina Tegeltija, il primo ministro della Macedonia del Nord Zaev e il primo ministro del Kosovo Kurti a un pranzo informale per discutere della situazione nella regione. Si è unito alla discussione anche il commissario Várhelyí, responsabile del processo di adesione.
"Ancora una volta la regione si trova a un bivio in termini di integrazione europea ed è stato quindi tanto più importante riunirsi di nuovo con i leader dei Balcani occidentali in un contesto informale."
Dal 2017 è consuetudine tenere questi incontri due volte all'anno ma, dall'inizio del mio mandato, non abbiamo avuto l'opportunità di farlo a causa della pandemia di COVID-19. Oggi la regione si trova ancora una volta a un bivio in termini di integrazione europea ed è stato quindi tanto più importante riunirsi di nuovo in questo contesto informale.
"Il mio obiettivo era avere uno scambio aperto e informale con i leader dei Balcani occidentali sulle loro preoccupazioni e proposte per la regione e il suo futuro europeo, così come un approccio più strategico alla politica estera europea."
Il mio obiettivo era avere uno scambio aperto e informale con i leader dei Balcani occidentali sulle loro preoccupazioni e proposte per la regione e il suo futuro europeo, così come un approccio più strategico alla politica estera europea. Mi preme inoltre instaurare relazioni personali con questi leader che hanno bisogno di margine per lavorare a relazioni di buon vicinato, con l'Unione europea e tra di loro.
"Tutti i leader hanno dichiarato di aver scelto di porre l'integrazione nell'UE in cima alle loro priorità e di aver investito il massimo capitale politico per avvicinare maggiormente all'UE le popolazioni della regione."
Era importante dimostrare l'impegno dell'UE nei confronti della regione a livello politico, al di là dell'allargamento. Tuttavia, dalla discussione è emerso chiaramente che l'allargamento è il tema - per non dire un tema esistenziale - che unisce la regione. Tutti i leader hanno dichiarato di aver scelto di porre l'integrazione nell'UE in cima alle loro priorità e di aver investito il massimo capitale politico per avvicinare maggiormente all'UE le popolazioni della regione. Provengo da un paese che ha iniziato a prosperare negli anni in cui si preparava all'adesione all'Unione europea e so fino a che punto l'UE possa servire da calamita e contribuire alla ripresa, alla crescita e alla prosperità di un paese.
"Basta guardare una cartina per capire a che punto i Balcani occidentali siano un tutt'uno con l'UE."
Basta guardare una cartina per capire a che punto i Balcani occidentali siano un tutt'uno con l'UE, come ha affermato un leader martedì. L'UE è il principale partner commerciale di tutti i paesi dei Balcani occidentali, totalizzando quasi il 70% degli scambi commerciali complessivi della regione. Negli ultimi 10 anni, i nostri scambi commerciali sono cresciuti di quasi il 130%. Le esportazioni dei Balcani occidentali verso l'UE sono aumentate del 207%. Nel 2018 oltre il 65% degli investimenti diretti esteri nella regione era riconducibile a imprese dell'UE.
Tuttavia, basta anche una conoscenza limitata della storia europea per capire perché la regione rimane fragile e il suo processo di integrazione all'UE complesso. È nei Balcani che è scoppiata la Prima guerra mondiale nel 1914 ed è sempre nei Balcani che la guerra, con la sua scia di morte e distruzione, è tornata sul suolo europeo negli anni 1990, dopo la caduta del muro di Berlino e la dissoluzione dell'ex Jugoslavia.
"Alla difficile storia della regione si aggiunge il gioco degli aspiranti "nuovi imperi", con il tentativo di Russia e Cina di accrescere la loro influenza e indebolire l'UE."
Queste guerre hanno lasciato profonde ferite, tuttora lungi dall'essere rimarginate, nonostante il tempo trascorso dall'accordo di Dayton del 1995 per la Bosnia-Erzegovina e dal cessate il fuoco del 1999 tra Serbia e combattenti per l'indipendenza kosovari. A questa difficile storia si aggiunge anche il gioco degli aspiranti "nuovi imperi", con il tentativo di Russia e Cina di accrescere la loro influenza e indebolire l'UE. Nonostante un contesto odierno più sicuro e stabile, la regione continua a essere tutt'altro che resiliente.
"Le politiche identitarie hanno il vento in poppa nella regione e serpeggiano idee pericolose sulla ridefinizione dei confini lungo linee etniche. Questo tipo di retorica è l'esatto opposto dell'integrazione europea e di ciò che essa rappresenta."
Di recente la pandemia e le sue conseguenze economiche e sociali hanno peggiorato la situazione, nonostante gli sforzi dell'UE e dei suoi Stati membri che hanno mobilitato 3,3 miliardi di EUR a sostegno della ripresa della regione attraverso l'iniziativa Team Europe e che consegneranno 651 000 dosi di vaccini anti COVID-19 entro agosto, con l'aiuto in particolare dell'Austria. Le politiche identitarie hanno il vento in poppa nella regione e, con esse, serpeggiano idee pericolose sulla ridefinizione dei confini lungo linee etniche. Questo tipo di retorica è l'esatto opposto dell'integrazione europea e di ciò che essa rappresenta. Si veda il mio recente post sulla Bosnia-Erzegovina, in cui ho affrontato la questione.
"I ministri degli Esteri dell'UE si sono detti preoccupati per il rischio di "perdere la regione" e abbiamo convenuto che, quando i Balcani occidentali faranno la loro parte, noi dovremo fare la nostra."
Alla luce di questi sviluppi, ho messo i Balcani occidentali all'ordine del giorno dell'ultimo Consiglio "Affari esteri". Ed era ora! Non si affrontava la questione dal 2018. I ministri degli Esteri si sono detti preoccupati per il rischio di "perdere la regione" e hanno sottolineato la loro determinazione ad adoperarsi per avvicinare maggiormente i Balcani occidentali al loro futuro europeo. Abbiamo convenuto che, quando i Balcani occidentali faranno la loro parte, noi dovremo fare la nostra.
Passi avanti concreti
In concreto, l'Albania e la Macedonia del Nord aspettano le prime conferenze intergovernative sull'adesione all'UE in giugno, e così anche la Serbia e il Montenegro. La liberalizzazione dei visti per il Kosovo è attesa da tempo: il paese ha soddisfatto tutti i requisiti in materia e ora dobbiamo compiere passi avanti al riguardo. Darò pieno appoggio a questo processo. Mi adopererò inoltre affinché si tenga in giugno un'altra riunione ad alto livello del dialogo Belgrado-Pristina. Anche un accordo globale giuridicamente vincolante tra Serbia e Kosovo è atteso da tempo. La Bosnia-Erzegovina deve sfruttare appieno quest'anno di non elezioni per affrontare difficili negoziati e prendere decisioni sulle riforme elettorali, sullo Stato di diritto e sulle necessarie modifiche costituzionali.
"L'appello dei leader dei Balcani occidentali agli Stati membri è stato chiaro: 'guardate con attenzione alla cartina e alla storia dei Balcani, cercate di capirci meglio e pianificate un futuro insieme all'interno dell'Unione europea'."
Ho apprezzato la franchezza dei leader su tutti questi temi. Il loro appello agli Stati membri è stato chiaro: "guardate con attenzione alla cartina e alla storia dei Balcani, cercate di capirci meglio e pianificate un futuro insieme all'interno dell'Unione europea".
L'impegno dell'UE con la regione proseguirà durante le sessioni del Consiglio di giugno, il vertice del processo di Berlino di luglio e il vertice UE-Balcani occidentali di ottobre. Da parte mia, continuerò a impegnarmi pienamente nella e con la regione, dove intendo recarmi in visita in luglio se la pandemia di COVID-19 finalmente me lo consentirà. Dobbiamo fare del 2021 l'anno della svolta per le relazioni tra l'UE e i Balcani occidentali in tutti i settori.
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