THIS CONTENT HAS BEEN ARCHIVED

G20: tempi difficili per il multilateralismo

Blog dell'AR/VP – La scorsa settimana la riunione dei ministri degli Esteri del G20 a Bali ha messo in evidenza le diverse prospettive a livello mondiale per quanto riguarda l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia e le sue conseguenze. Dobbiamo proseguire gli sforzi per convincere i nostri partner, tenendo conto al tempo stesso delle loro esigenze.

"La battaglia di narrazioni a livello mondiale riguardo alla guerra di aggressione contro l'Ucraina è in pieno svolgimento e per ora non ne stiamo uscendo vincitori. Dobbiamo proseguire gli sforzi per convincere i nostri partner, tenendo conto al tempo stesso delle loro esigenze."

 

Sono appena tornato da due giorni intensi di "speed-dating diplomatico" durante la riunione dei ministri degli Esteri del G20 in Indonesia. Uno dei vantaggi di questo genere di riunioni è che si possono incontrare molti colleghi in un breve periodo di tempo. Oltre a partecipare alle sessioni plenarie, ho incontrato infatti anche i miei omologhi della Cina, dell'India e di diversi altri paesi dell'America latina, dell'Asia e dell'Africa.

 

In termini astratti, tutti concordano sulla difesa di principi quali la sovranità territoriale e l'astensione dall'uso della forza. Tuttavia, queste affermazioni stentano spesso a concretizzarsi, ad esempio nel caso delle conseguenze della guerra non provocata della Russia contro l'Ucraina.

 

Il risultato è che in termini astratti tutti concordano sulla necessità del multilateralismo e della difesa di principi quali la sovranità territoriale e l'astensione dall'uso della forza. Tuttavia, queste affermazioni stentano spesso a concretizzarsi, ad esempio nel caso delle conseguenze della guerra non provocata della Russia contro l'Ucraina. La dura verità è che gli interessi nazionali spesso prevalgono sugli impegni generali al servizio di più alti ideali.

Prima di approfondire questo punto, vorrei riassumere brevemente gli argomenti su cui mi sono concentrato durante le sessioni ministeriali. Nella prima sessione, incentrata sul tema del multilateralismo, è emerso un ampio consenso sul fatto che il sistema multilaterale è sottoposto a pressioni senza precedenti. In un momento in cui abbiamo bisogno del multilateralismo, questo è insufficiente, soprattutto di fronte all'avanzata della politica di potenza. È una tendenza che riscontriamo già da alcuni anni, ma la guerra della Russia contro l'Ucraina ha aggiunto una dimensione completamente nuova a tali sviluppi. Questa guerra non provocata costituisce una palese violazione del diritto internazionale, viola i principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite e mette a repentaglio la ripresa economica globale. Ho sottolineato ancora una volta che non si tratta di una "guerra europea", ma di un conflitto internazionale che riguarda tutto il mondo. Di fronte a un'aggressione, nessuno può rimanere neutrale. Nessuno può vivere in condizioni di sicurezza in un mondo in cui l'uso illegale della forza è normalizzato o tollerato.

 

In un momento in cui abbiamo bisogno del multilateralismo, questo è insufficiente, soprattutto di fronte all'avanzata della politica di potenza. È una tendenza che riscontriamo già da alcuni anni, ma la guerra della Russia contro l'Ucraina ha aggiunto una dimensione completamente nuova a tali sviluppi.

 

Durante la seconda sessione sul tema "Affrontare la sicurezza alimentare ed energetica", nonostante un ampio accordo sulla necessità di risolvere queste due crisi, i ministri si sono trovati in disaccordo su come affrontare la questione e su chi sia responsabile delle sfide attuali (e future). Ho sottolineato ancora una volta che, nonostante tutta la propaganda e le menzogne del Cremlino, questa crisi alimentare non è causata dall'UE o dalle sanzioni internazionali. Non prendiamo di mira il settore agricolo russo, né vietiamo le importazioni di prodotti agricoli o concimi russi, né il pagamento di tali prodotti. È la guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina ad aggravare drasticamente la crisi alimentare.

 

La Russia ha invaso uno dei "granai" del mondo, trasformando le rotte di navigazione del Mar Nero in una zona di guerra. Si tratta di un tentativo deliberato di utilizzare il cibo come arma contro i paesi più vulnerabili del mondo, in particolare in Africa.

 

La Russia ha invaso uno dei "granai" del mondo, trasformando le rotte di navigazione del Mar Nero in una zona di guerra e bloccando 20 milioni di tonnellate di cereali nei depositi ucraini. Si tratta di un tentativo deliberato di utilizzare il cibo come arma contro i paesi più vulnerabili del mondo, in particolare in Africa. Secondo le Nazioni Unite, oggi 1,2 miliardi di persone – una persona su sei della popolazione mondiale – sono vittime potenziali di una "tempesta perfetta" perché sono gravemente esposte alla combinazione dell'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, dell'aumento dei prezzi dell'energia e dell'inasprimento delle condizioni finanziarie. Nel settore dell'energia, le cause reali dei prezzi elevati e delle tensioni sul mercato sono le carenze artificiali di approvvigionamenti, in particolare di gas, causate ancora una volta dalla Russia. Naturalmente dobbiamo agire in quanto UE e comunità internazionale per affrontare la crisi alimentare e quella energetica. Ma la soluzione più rapida rimane nelle mani di un solo uomo: il presidente Putin, che ha il potere di fermare la sua guerra insensata e di evitare una catastrofe alimentare ed energetica a livello mondiale.

Una migliore comprensione delle posizioni dei diversi paesi

La discussione di tali questioni durante le due sessioni e i miei incontri bilaterali mi hanno permesso di comprendere meglio le posizioni dei diversi paesi. In effetti, nella votazione all'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel marzo scorso, 140 Stati hanno condannato l'aggressione russa e nessun membro del G20, ad eccezione dell'aggressore, si è opposto alla risoluzione. Ma riguardo alla la via da seguire e alle conseguenze della guerra le opinioni divergono fortemente. Il G7 e i paesi che condividono gli stessi principi sono uniti nel condannare e sanzionare la Russia e nel cercare di chiamare il regime a rispondere del suo operato. Tuttavia, altri paesi – e possiamo parlare qui della maggior parte del Sud del mondo – spesso hanno una visione diversa.

In linea di principio, tutti condannano l'attacco all'integrità territoriale e alla sovranità di un paese, ma quando si tratta di puntare il dito verso l'aggressore e dichiarare chi è responsabile delle conseguenze, molti, per motivi diversi, sono reticenti. Alcuni si preoccupano più delle conseguenze della guerra per loro stessi, che di individuare i responsabili di tale difficile situazione e i modi per porre fine alla guerra; altri lamentano l'esistenza di "due pesi e due misure" o desiderano semplicemente mantenere buone relazioni bilaterali con la Russia. E molti rimangono vaghi e non vogliono schierarsi, perché ciò comprometterebbe i loro interessi geopolitici.

 

La battaglia di narrazioni a livello mondiale è in pieno svolgimento e per ora non ne stiamo uscendo vincitori. In quanto UE, dobbiamo moltiplicare gli sforzi per respingere le menzogne e la propaganda di guerra della Russia. Dobbiamo anche aiutare in modo concreto e visibile coloro che sono più colpiti dalla guerra di Putin.

 

La battaglia di narrazioni a livello mondiale è in pieno svolgimento e per ora non ne stiamo uscendo vincitori. In quanto UE, dobbiamo moltiplicare gli sforzi per respingere le menzogne e la propaganda di guerra della Russia, indicando chiaramente chi è responsabile dell'aggressione e quindi delle sue conseguenze. Dobbiamo inoltre dar prova di solidarietà con la parte lesa, ossia l'Ucraina, aiutando nel contempo in modo concreto e visibile coloro che sono più colpiti dalle conseguenze dell'orrenda guerra di Putin, ma che in qualche modo guardano alla Russia per ricevere assistenza.

Il corso della riunione stessa del G20 è stato piuttosto eloquente

Il corso della riunione stessa del G20 è stato piuttosto eloquente. Prendiamo sempre sul serio il nostro impegno multilaterale e mostriamo rispetto per le opinioni altrui. La Russia non ha fatto altrettanto. Il ministro degli Esteri Lavrov ha lasciato la riunione del G20 subito dopo il suo intervento nella prima sessione, senza nemmeno prendersi il disturbo di ascoltare ciò che gli altri avevano da dire. Tale decisione la dice lunga sulla reale considerazione della Russia per i consessi multilaterali. Mi auguro che alcuni membri del G20 che sono ancora indecisi sulla posizione da assumere per quanto riguarda la guerra in Ucraina ne abbiano preso atto.

HR/VP box
Josep Borrell former HR/VP

"Una finestra sul mondo"- Blog dell'AR/VP Josep Borrell

Blog di Josep Borrell sulle sue attività e la politica estera europea. Contiene anche interviste, op-eds, una selezione di discorsi e video.