Contrastare le dimostrazioni di forza a est
"Dobbiamo rimanere lucidi e fermi nel rispondere a palesi dimostrazioni di forza nel vicinato orientale e altrove, che ci ricordano che dobbiamo dotarci dei mezzi per agire."
Il dispiegamento di truppe russe al confine ucraino, unito all'escalation di minacce e azioni sovversive nei confronti dell'Ucraina, sono stati al centro dell'attualità internazionale e dell'attività diplomatica nelle ultime settimane e hanno determinato un'intensa attività a tutti i livelli e in tutte le sedi (G7, NATO, OSCE), come pure a livello bilaterale. E logicamente sono state anche al centro della politica estera dell'UE di questa settimana, prima nella riunione dei ministri degli Esteri dell'UE, tenutasi lunedì, quindi nel corso dei dibattiti al Parlamento europeo martedì, del vertice del partenariato orientale mercoledì e del Consiglio europeo giovedì.
Allo stesso tempo l'UE ha dovuto fronteggiare anche le ricadute della crisi in Bielorussia. Grazie all'attivismo diplomatico dell'UE è stato possibile ridurre il flusso di migranti irregolari attirati con false promesse e poi sospinti verso il confine. Tuttavia, anche se molti migranti sono stati rimpatriati nei paesi di origine (ad esempio, più di 4 000 persone hanno fatto ritorno in Iraq), molte migliaia sono ancora bloccate in Bielorussia e necessitano di aiuti umanitari. Nel frattempo in Bielorussia continua senza sosta la repressione interna.
Entrambe le crisi intervengono in un contesto di forti tensioni con la Russia e di prezzi energetici eccezionalmente elevati: i prezzi del gas hanno registrato solo in dicembre un aumento del 40 %, mentre dall'estate l'incremento è stato del 300 %. Qualsiasi discussione che riguardi la Russia, l'Ucraina o la Bielorussia non può prescindere dalla dimensione energetica, dato che il 40 % delle importazioni di gas dell'UE proviene dalla Russia, principalmente attraverso tre rotte di transito: Ucraina, Bielorussia e Mar Baltico.
La Russia ha utilizzato l'energia come strumento di influenza politica (ad esempio in Moldova) e, benché abbia di fatto rispettato gli impegni in materia di forniture di gas, molti interpretano il suo attuale rifiuto di aumentare i volumi delle esportazioni verso l'Europa o di riapprovvigionare gli impianti di stoccaggio di proprietà di Gazprom come un mezzo per esercitare pressioni sull'UE e in particolare per assicurarsi il rilascio delle licenze per Nord Stream 2. Questo progetto, che la Commissione europea non considera prioritario, e che in ogni caso dovrà soddisfare le disposizioni della normativa europea, continua a essere oggetto di discussione, dimostrando inoltre che la solidarietà comporta diritti e doveri reciproci. Nessuno può incrementare la propria sicurezza senza tener conto della sicurezza dell'intera Unione, un principio che dovrebbe essere considerato fondamentale per rendere l'UE più forte e contrastare i tentativi di dividerla.
Tutte le questioni di cui sopra sono state affrontate dal Consiglio "Affari esteri", nei dibattiti del Parlamento europeo e al vertice del Consiglio europeo.
Ma, in concreto, di cosa si è discusso e a che punto siamo?
Per quanto riguarda l'Ucraina, tutti hanno convenuto che è il momento di mostrare fermezza e unità per scoraggiare eventuali ulteriori iniziative russe. Dobbiamo difendere i principi fondamentali su cui si fonda la sicurezza europea, sanciti altresì dalla Carta di Parigi del 1990 e dall'Atto finale della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa di Helsinki, entrambi sottoscritti dalla Russia: la sovranità e l'integrità territoriale degli Stati; l'inviolabilità delle frontiere riconosciute a livello internazionale; la libertà dei paesi di decidere autonomamente i propri orientamenti in materia di politica estera e sicurezza. Il Consiglio europeo ha deciso di inviare un messaggio forte alla leadership russa per ribadire che qualsiasi azione contro l'Ucraina e i suddetti principi, con mezzi militari o ibridi, avrebbe gravi conseguenze.
"Sappiamo che le parole e le dichiarazioni da sole non bastano a modificare le mire della leadership russa."
Le reali intenzioni della Russia non sono chiare, a parte la volontà di minacciare e indebolire l'Ucraina. Diversi scenari sono possibili. Come ho sostenuto al Parlamento europeo a Strasburgo, dobbiamo sperare che tutto vada per il meglio, preparandoci tuttavia al peggio. Non possiamo escludere che la Russia voglia utilizzare questa crisi come leva per conseguire il suo intento dichiarato di rimodellare il quadro della sicurezza in Europa, escludendo in più gli europei dalle discussioni. Sappiamo però che i nostri alleati americani non cadranno in questa trappola.
Sappiamo che le parole e le dichiarazioni da sole non bastano a modificare le mire della leadership russa ed è per questo che è così importante che i leader dell'UE abbiano deciso di prorogare le attuali sanzioni economiche e di mandare un chiaro avvertimento: qualsiasi iniziativa russa contro l'Ucraina avrebbe gravi conseguenze. Questo punto è stato ribadito sia dal presidente del Consiglio che dalla presidente della Commissione. In qualità di alto rappresentante/vicepresidente mi aspetta un compito importante in quanto, conformemente al trattato, le decisioni in materia di adozione, proroga o revoca delle sanzioni sono adottate dal Consiglio (ossia dagli Stati membri) sulla base di proposte dell'alto rappresentante. La Commissione europea ha poi un ruolo essenziale per dare esecuzione alle sanzioni e verificarne l'attuazione da parte degli Stati membri.
"La diplomazia dà il meglio di sé quando i partner fanno fronte comune, motivo per cui ci siamo costantemente tenuti in stretto contatto con gli Stati Uniti e altri partner che condividono gli stessi principi".
È altresì importante ricordare che l'UE collabora da anni con l'Ucraina, ad esempio attraverso la missione consultiva dell'UE (link esterno) sulla riforma del settore della sicurezza civile, nel quadro della sua politica di sicurezza e di difesa comune. Recentemente abbiamo destinato all'esercito ucraino un pacchetto di sostegno di 31 milioni di EUR (sostegno medico alle unità militari e aiuti per la cyberdifesa) nell'ambito dello strumento europeo per la pace.
La diplomazia dà il meglio di sé quando i partner fanno fronte comune, motivo per cui ci siamo costantemente tenuti in stretto contatto con gli Stati Uniti e altri partner che condividono gli stessi principi, compresi i ministri degli esteri del G7, e abbiamo inviato un messaggio congiunto di sostegno all'Ucraina finalizzato altresì a scoraggiare ulteriori azioni russe.
Molti leader dell'UE hanno sottolineato la necessità di proseguire il coordinamento e sostenere le iniziative diplomatiche.
Personalmente ho inoltre ribadito che l'UE deve in ogni caso essere al tavolo di qualsiasi discussione sull'architettura di sicurezza europea. Venerdì scorso il ministero degli Esteri russo ha pubblicato un progetto di proposta sulle garanzie di sicurezza tra la Russia e gli Stati Uniti, nonché nei confronti dei membri europei della NATO. È chiaro che l'UE deve essere parte integrante di queste discussioni. L'Atto finale di Helsinki e la Carta di Parigi hanno fornito i principi fondamentali sulla cui base è stata costruita la sicurezza europea negli ultimi 50 anni. L'OSCE, in particolare, offre meccanismi e regole che restano fondamentali per definire qualsiasi impegno con la Russia.
"La nostra controversia con la Bielorussia non si limita assolutamente alla palese manipolazione dei migranti praticata da tale paese."
Anzi, in Bielorussia la fase acuta della crisi al confine con l'UE si sta avviando al termine. Tuttavia, la controversia con la Bielorussia non si limita assolutamente alla palese manipolazione dei migranti praticata da tale paese. All'origine della crisi sta la natura brutalmente repressiva e illegittima del regime di Lukashenko (più di 900 prigionieri politici languono nelle carceri del paese). Martedì il regime ha inflitto al marito di Svetlana Tsikhanovskaya, leader dell'opposizione in esilio, una condanna assurda a 18 anni di carcere.
Il 12 dicembre, insieme al presidente del Consiglio europeo Charles Michel, ho tenuto un incontro con i rappresentanti della Bielorussia democratica — attivisti della società civile e delle ONG, difensori dei diritti umani, blogger e membri dell'opposizione politica, e sono rimasto colpito dalle loro storie e dalla loro determinazione. Essi hanno chiesto all'UE di continuare a sostenere il cambiamento democratico e di mantenere la pressione sul regime. L'UE ha varato recentemente un 5o ciclo di sanzioni finalizzato a colpire non solo gli organizzatori del cinico traffico di migranti ma anche coloro che orchestrano la repressione costante, i cosiddetti "portafogli" di Lukashenko. Il regime continuerà ad avere il sostegno di altri regimi che ne condividono la linea, come il Venezuela di Maduro. Entrambi i regimi - illegittimi - hanno sottoscritto nuovi accordi di cooperazione e si sostengono a vicenda.
Anche le tensioni a livello regionale e le azioni destabilizzanti della Russia sono state al centro del vertice del partenariato orientale, che si è tenuto mercoledì, poco prima del Consiglio europeo. In tale sede abbiamo incontrato i leader di Ucraina, Georgia, Moldova, Armenia e Azerbaigian, con una sedia lasciata vuota, quella della Bielorussia, a simboleggiare tristemente la situazione. Il vertice, incentrato sulla triade "ripresa, resilienza e riforme", ha visto l'UE offrire un piano economico e di investimenti per la regione dell'importo di 2,3 miliardi di EUR, che potrebbe consentire di mobilitare fino a 17 miliardi di EUR di investimenti.
Siamo ovviamente consapevoli del fatto che le posizioni e il livello di ambizione per quanto riguarda l'avvicinamento all'UE - e ai suoi valori - variano a seconda dei paesi del partenariato orientale e che è necessario un certo livello di differenziazione, mantenendo nel contempo l'inclusività complessiva del gruppo.
Al vertice abbiamo convenuto di intensificare la condivisione dei vaccini; di rafforzare lo Stato di diritto e di approfondire la cooperazione in materia di sicurezza (si vedano, a titolo di esempio, le recenti misure di sostegno nell'ambito dello strumento europeo per la pace a favore di Georgia, Moldova e Ucraina). Abbiamo inoltre firmato una nuova convenzione di finanziamento per un importo di 60 milioni di EUR per aiutare la Moldova a fronteggiare l'impatto della crisi del gas.
"È sorprendente che nel corso del vertice del partenariato orientale il primo ministro dell'Armenia e il presidente dell'Azerbaigian, due paesi che sono stati protagonisti di un conflitto militare aperto, anziché scontrarsi abbiano avuto un costruttivo scambio di opinioni."
La discussione, risultata più franca rispetto alle formalità diplomatiche che spesso caratterizzano questo tipo di riunioni, ha confermato che i nostri partner orientali ambiscono fortemente a una maggiore cooperazione e integrazione con l'UE e che l'UE è pronta a venire incontro a questa domanda con modalità tali da riaffermare il suo significativo ruolo geopolitico nella regione.
È stato inoltre sorprendente che, nel corso del vertice del partenariato orientale, il primo ministro dell'Armenia e il presidente dell'Azerbaigian, due paesi che sono stati protagonisti di un conflitto militare aperto nel Nagorno Karabakh, anziché scontrarsi abbiano avuto un costruttivo scambio di opinioni. Ciò è stato possibile grazie agli sforzi di mediazione del presidente Michel, che ha presieduto un incontro intenso e fruttuoso con i due leader la sera prima del vertice. Voglio esprimere la mia soddisfazione per l'esito di tale incontro e per la disponibilità di entrambe le parti a impegnarsi in progetti e idee concreti che potrebbero aprire la strada alla riconciliazione. L'incontro ha evidenziato l'impegno dell'UE a collaborare strettamente con l'Armenia e l'Azerbaigian per superare il conflitto, avviare una cooperazione e creare un clima di fiducia al fine di pervenire a una pace sostenibile nella regione, e la disponibilità dell'UE a svolgere un ruolo più incisivo negli sforzi tesi alla risoluzione del conflitto nel Caucaso meridionale.
"Questi sviluppi dimostrano l'urgente necessità che l'UE rafforzi la sua capacità e i suoi mezzi di intervento nell'ambito della sicurezza."
Il secondo punto significativo preso in esame dal Consiglio europeo nell'ambito delle relazioni esterne è stata la "bussola strategica" che ho presentato agli Stati membri il mese scorso. La prima frase da me utilizzata nella premessa è significativa: "L'Europa è in pericolo". Le crisi bielorussa e ucraina sono esempi lampanti, se mai ce ne fosse bisogno, del tipo di minacce cui deve far fronte l'Europa: tattiche ibride, politiche di potere, intimidazione e disinformazione. In gioco sono il destino di singoli paesi e società, ma anche i principi più generali alla base dell'ordine di sicurezza europeo.
Questi sviluppi dimostrano l'urgente necessità che l'UE rafforzi la sua capacità e i suoi mezzi di intervento nell'ambito della sicurezza. I nostri Stati membri devono disporre di capacità di difesa più forti e interoperabili. In questo modo potranno contribuire anche agli sforzi compiuti dalla NATO per proteggere i nostri confini orientali e rafforzare la capacità collettiva di dispiegamento e proiezione.
Ho informato i leader sullo stato di avanzamento della bussola strategica, sottolineando la necessità di essere ambiziosi e orientati ai risultati senza perdersi in discussioni ideologiche. La bussola strategica non è soltanto una descrizione delle minacce e delle sfide che ci troviamo ad affrontare ma soprattutto una guida su come intervenire. Contiene proposte concrete, grandi e piccole, con obiettivi chiari e scadenze precise per misurare i progressi compiuti.
Vale la pena sottolineare che le proposte contenute nella bussola, volte a costituire gruppi di risposta alle minacce ibride e a dotarsi dei mezzi per rafforzare la nostra capacità di contrastare minacce informatiche e campagne aggressive di disinformazione, oltre alle opzioni per rafforzare la resilienza e la sicurezza dei nostri partner con attività di formazione e attrezzature, hanno acquisito ancora maggiore rilevanza alla luce delle recenti crisi.
"Le dimostrazioni di forza, ad est ma anche altrove, rappresentano una sfida significativa. Dobbiamo rimanere lucidi e fermi nel rispondervi e dotarci dei mezzi per intervenire."
Ho constatato con piacere che, in relazione alla bussola, i leader dell'UE hanno concordato sia con le diagnosi ivi formulate sia con l'urgenza di intervenire. Spetta ora agli Stati membri decidere sulle prossime tappe: sono essi a detenere gli strumenti e a prendere le decisioni. E hanno condiviso il mio appello ad essere ambiziosi e puntare a risultati concreti. A gennaio presenterò una versione aggiornata della bussola strategica nel corso della riunione informale dei ministri degli Esteri e della Difesa dell'UE che si terrà a Brest, in linea con l'obiettivo di una sua adozione a marzo.
Le dimostrazioni di forza, ad est ma anche altrove, rappresentano una sfida significativa. Dobbiamo rimanere lucidi e fermi nel rispondervi e dotarci dei mezzi per intervenire.
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