Quo Vadis Europa?

"In questo mondo dominato dalla politica di potenza, l'UE deve compiere un nuovo salto di qualità nella propria organizzazione interna per adeguarsi al XXI secolo."
Il seminario mi dà l'opportunità di distogliermi dalle crisi immediate che solitamente richiedono tutta la mia attenzione durante l'anno e di riflettere sulle principali questioni in gioco per la politica estera dell'UE assieme a eminenti specialisti nei loro settori di competenza. In tal modo possiamo capire meglio come procedere per fronteggiare tali questioni.
Il seminario si tiene in un ex palazzo reale che la Repubblica spagnola convertì in un'università nel 1932, 90 anni fa. Non si tratta di un esercizio a porte chiuse, riservato a pochi eletti, bensì di un evento che riunisce un centinaio di persone di ogni età e condizione. Tra gli oratori — di provenienza internazionale e competenti in vari ambiti — figurano responsabili politici, ricercatori presso gruppi di riflessione, accademici e giornalisti. Il mio auspicio è condividere questi dibattiti con tutti coloro che sono interessati a comprendere le sfide e le scelte che l'UE si trova ad affrontare nella sua politica estera. Riporto quindi di seguito i messaggi principali che ho espresso nel corso delle varie tavole rotonde, come anche i link ai rispettivi video per rivedere i dibattiti nella loro integralità.
Cibo, energia, debito: la triplice crisi che domina il mondo
Il seminario si è aperto con un dialogo con Sylvie Kauffmann, direttrice editoriale di "Le Monde" in Francia, sulle principali questioni attualmente in gioco per l'Europa, durante il quale ho sottolineato che dobbiamo essere più flessibili e resilienti per far fronte a scenari imprevisti. In quanto UE, dobbiamo farci meno illusioni ed essere più consapevoli delle dinamiche della politica di potenza che dominano il mondo odierno. Dobbiamo essere in grado di plasmare gli eventi e dotarci dei mezzi necessari anziché rispondere per lo più alle decisioni di altri. A tale riguardo ho illustrato l'analisi della triplice crisi che oggi domina il dibattito globale — cibo, energia e debito — e quello che dobbiamo fare per affrontare tali questioni.
Nella guerra in corso contro l'Ucraina gli europei hanno potuto contare sul massiccio impegno degli Stati Uniti, ma non possiamo permetterci di dipendere così tanto dagli altri per la nostra difesa e sicurezza in futuro.
Con Nathalie Loiseau, presidente della sottocommissione per la sicurezza e la difesa del Parlamento europeo, e Jana Puglierin, direttrice dell'ufficio di Berlino del Consiglio europeo per le relazioni estere, abbiamo discusso della situazione e del futuro della difesa europea nel contesto della guerra di Putin. Nessun dubbio, per i partecipanti del panel, sul fatto che la difesa europea sia troppo debole. Nella guerra in corso abbiamo potuto contare sul massiccio impegno degli Stati Uniti, ma le minacce esterne perdureranno e non possiamo permetterci di dipendere così tanto dagli altri per la nostra difesa e sicurezza in futuro. Dobbiamo spendere di più per la nostra difesa, ma soprattutto spendere meglio, coordinando i nostri sforzi per compensare le capacità mancanti e uniformando le nostre attrezzature in modo da poterle sviluppare congiuntamente ed evitare duplicazioni.
Il dibattito è proseguito con la giornalista Catherine Belton, autrice del libro Putin's People, con Carmen Claudin, del CIDOB di Barcellona, e con Andrei Kolesnikov, del Carnegie Centre di Mosca, per comprendere le dinamiche in Russia e la natura della minaccia che Putin rappresenta per l'Europa. Anche in questo caso nessun dubbio, per i partecipanti, sul fatto che l'ostilità del regime di Putin nei confronti dell'UE e dei nostri valori democratici sia il risultato di una dinamica di vecchia data basata sull'autoritarismo, su un desiderio di vendetta e su una visione del mondo imperialista. Per difendere l'esistenza stessa dell'UE democratica e i principi di base dell'ordine internazionale, non possiamo permetterci di lasciare che Putin vinca in Ucraina. Al tempo stesso è chiaro tuttavia che, in questa fase e soprattutto a causa del suo stretto controllo sulle informazioni, Putin gode ancora di un sostegno abbastanza ampio all'interno della società russa, benché la solidità di tale sostegno non debba sopravvalutata.
Per difendere l'esistenza stessa dell'UE democratica e i principi di base dell'ordine internazionale, non possiamo permetterci di lasciare che Putin vinca in Ucraina.
Con Mikko Huotari, del Mercator Institute di Berlino, Susana Malcorra, ex ministra degli Affari esteri dell'Argentina, e José Antonio Sanahuja, direttore della Fundación Carolina di Madrid, abbiamo discusso della situazione in Cina e del legame Cina-Russia, come anche delle dinamiche in atto nel cosiddetto "Sud globale". Sebbene vi siano molte differenze rispetto al periodo della guerra fredda, per via della forte interdipendenza economica tra la Cina e l'Occidente, non si dovrebbero sottovalutare gli effetti del desiderio di "distacco" da parte sia della Cina che degli Stati Uniti. Inoltre l'alleanza Cina-Russia sembra solida, e la Cina si dimostra sempre più forte. Per quanto riguarda il resto del mondo, continuano a farsi sentire gli effetti dei vecchi rancori anti-imperialisti e anti-colonialisti, che durante la pandemia sono stati accentuati dalla percezione che i paesi sviluppati stessero cercando di accumulare vaccini invece di fare tutto il possibile per aiutare il Sud globale a fronteggiare la COVID-19. È chiaro che abbiamo molto lavoro da fare per convincere i cittadini e i governi dei paesi del Sud globale.
L'UE non è adeguatamente attrezzata per la "battaglia di narrazioni" globale
Nella sessione successiva, Hans Kribbe, consulente politico e autore del libro The Strong Men, e Jaume Duch, direttore generale della Comunicazione presso il Parlamento europeo, hanno discusso della "battaglia di narrazioni" globale in corso. Entrambi hanno sottolineato che l'UE, al momento, non è adeguatamente attrezzata per condurre questa battaglia. I tempi sono cambiati e il richiamo dei valori democratici non è più universalmente diffuso: gli Stati autoritari sono infatti riusciti a instaurare e a "far passare" una narrativa alternativa. Dobbiamo capire meglio le preoccupazioni e le critiche degli altri nonché chiarire la narrativa che vogliamo diffondere. Dobbiamo fare il nostro dovere per definire meglio il tipo di mondo che vogliamo realizzare e il ruolo che l'Europa dovrà svolgervi.
Il mio collega Thierry Breton ci ha poi onorato della sua presenza per discutere della battaglia globale per l'egemonia tecnologica. Il commissario ha fornito una panoramica generale delle sfide che ci troviamo ad affrontare in termini di dipendenza esterna dai semiconduttori e dall'alta tecnologia, ma anche dall'energia e dalle materie prime, evidenziando l'importanza di garantire e diversificare le nostre catene di approvvigionamento. Al tempo stesso ha voluto tuttavia rassicurare i cittadini europei riguardo alle nostre potenzialità in materia di alta tecnologia, non solo in termini di regolamentazione — considerate le dimensioni del nostro mercato —, ma anche in termini di ricerca e sviluppo e di capacità industriale. Un chiaro esempio ci viene dal modo in cui l'UE ha gestito i vaccini contro la COVID-19 durante la pandemia, diventando il principale produttore ed esportatore di vaccini a livello mondiale. Ma anche nel settore dei semiconduttori, dove produciamo solo il 10% del nostro fabbisogno in Europa, possiamo riuscire a invertire la tendenza. Per esempio ASML, principale fornitore di apparecchiature per le industrie di semiconduttori, è una società olandese.
"Autonomia strategica" non significa che dobbiamo isolarci e cercare di produrre tutto in Europa, bensì che dobbiamo dotarci dei mezzi per discutere da una posizione di forza con i nostri partner stranieri.
Non dobbiamo isolarci e cercare di produrre tutto in Europa, bensì essere meno ingenui e dotarci dei mezzi per discutere da una posizione di forza con i nostri partner stranieri. Anne Marie Engtoft, ambasciatrice del governo danese per la tecnologia, e Tyson Barker, della tedesca Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik, ne hanno discusso con Thierry Breton.
Energia e clima: rendere compatibili le politiche a breve e a lungo termine
Nella sessione successiva abbiamo discusso delle sfide urgenti in materia di energia e clima con Cristina Narbona, prima vicepresidente del Senato spagnolo, e Cristina Lobillo, direttrice della Politica energetica presso la Commissione europea. Dobbiamo fronteggiare le crisi immediate relative ai prezzi eccessivamente elevati di gas e elettricità e prepararci a superare l'inverno, visto che la Russia utilizza chiaramente le sue esportazioni di energia come arma. Al tempo stesso, tuttavia, dobbiamo anche far fronte all'emergenza climatica, che durante l'estate ha provocato forti ondate di calore e siccità. Entrambe le crisi mettono in evidenza il costo che oggi paghiamo per aver ritardato la transizione energetica. Dobbiamo quindi premere sull'acceleratore, sfruttando al meglio il quadro strategico dell'UE e i suoi strumenti finanziari, compreso Next Generation EU.
Abbiamo parlato delle varie misure necessarie in materia di diversificazione, energie rinnovabili, risparmi ed efficienza contenute nel piano REPowerEU. Abbiamo inoltre esaminato gli aspetti a più lungo termine, compreso il modo in cui possiamo forgiare partenariati lungimiranti con altri paesi, ad esempio sull'idrogeno pulito. In quanto UE, dobbiamo evitare che le scelte compiute per affrontare il breve termine ci impongano nuove dipendenze a più lungo termine, anche per quanto riguarda i materiali critici di cui abbiamo bisogno per dare impulso alla transizione verde.
Sovranità, ovvero la capacità di agire liberamente. Trasferire competenze all'Unione rafforza la sovranità dei cittadini europei perché, in molti settori, soltanto insieme possiamo accrescere questo potere di agire.
Nella sessione conclusiva Giorgio Anselmi, del Movimento federalista europeo, e Guy Verhofstadt, membro del Parlamento europeo e copresidente della Conferenza sul futuro dell'Europa, hanno discusso del futuro dell'Unione nel contesto della guerra contro l'Ucraina. Entrambi hanno sottolineato che l'UE si trova di nuovo a un punto di svolta. Negli ultimi decenni abbiamo fatto progressi in molti settori, ma siamo ancora troppo fragili, divisi e ingenui. Le nostre strutture sono troppo complesse e i nostri processi decisionali troppo lunghi. Guy Verhofstadt ha sottolineato che è evidente che l'Unione europea, allo stato attuale, non è pronta per il XXI secolo. La nostra forte dipendenza nel settore dell'alta tecnologia e la difficoltà a difendere i nostri valori e interessi in una nuova "era degli imperi" dimostrano in particolare l'urgente necessità di compiere un nuovo salto di qualità nella nostra organizzazione interna. Da parte mia ho sottolineato, in conclusione, che la sovranità implica la capacità di agire liberamente. Trasferire competenze all'Unione rafforza la sovranità dei cittadini europei perché, in molti settori, soltanto insieme possiamo accrescere questo potere di agire.
C'è molto su cui riflettere
Il seminario mi ha dato molti spunti di riflessione, in vista della ripresa dei lavori con il nostro Consiglio informale dei ministri degli Esteri e della Difesa, e mi auguro che anche i lettori di questo blog abbiano modo di riflettere: l'Europa può diventare un attore geopolitico di primo piano a tutti gli effetti solo se i suoi cittadini faranno proprie queste questioni globali e senza dubbio complesse.
Per maggiori informazioni: Pagina web "Quo Vadis Europa"
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