Conferenza sul clima di Parigi: opportunità storica per limitare i cambiamenti climatici pericolosi
Dal 30 novembre all'11 dicembre gli Stati parte alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul clima dovranno negoziare un nuovo accordo globale sul clima. Il risultato è determinante per mantenere l'aumento delle temperature al di sotto del valore critico di 2° C rispetto all'era preindustriale. Secondo il Consiglio mondiale sul clima (IPCC), in caso di superamento di questo valore il rischio di cambiamenti ambientali pericolosi o addirittura catastrofici aumenterebbe in misura massiccia. La nuova «alleanza per il clima» dovrebbe contribuire anche a rafforzare l'impegno delle società per adattarsi agli impatti dei mutamenti climatici. In particolare, occorre aumentare il sostegno finanziario ai paesi in sviluppo per aiutarli nella transizione verso economie a basse emissioni di carbonio e resilienti ai cambiamenti climatici. A tal fine occorrerà intensificare la collaborazione con gli attori non statali e con la popolazione civile
Posizione dell'UE
«A Parigi l'UE punta a un accordo mondiale equo, ambizioso e giuridicamente vincolante», ha dichiarato il Presidente della Commissione UE Jean-Claude Juncker in occasione della conferenza stampa del 25 novembre a Bruxelles durante la quale ha presentato la posizione negoziale europea. Ha poi aggiunto che l'obiettivo di mantenere l'aumento della temperatura globale al di sotto di 2º C entro la fine del secolo è ancora a portata di mano.
L'UE si adopera per raggiungere un accordo globale, duraturo e dinamico che consenta di accelerare la transizione verso economie a basse emissioni di carbonio e resilienti ai cambiamenti climatici. Gli sforzi congiunti dovranno essere verificati regolarmente e rafforzati costantemente e occorrerà mettere a punto un solido sistema di trasparenza e responsabilità affinché le parti e i soggetti interessati possano ragionevolmente sperare che le promesse saranno mantenute.
L'UE ha un ruolo di primo piano nell'impegno a favore del clima. Da un rapporto dell'Agenzia europea per l'ambiente (EEA) pubblicato in ottobre, emerge infatti che è sulla buona strada per raggiungere l'obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 20% entro il 2020. Anzi, la riduzione potrebbe essere superiore all'obiettivo fissato: tra il 1990 e il 2014 i livelli di gas a effetto serra sono diminuiti del 23%. L'UE sta già lavorando alla realizzazione dell'obiettivo di abbattimento delle emissioni per il 2030, pari al 40% rispetto al 1990. Questo è del resto il contributo europeo al nuovo accordo globale sul clima che verrà negoziato e firmato a Parigi.
Un'altra priorità consiste nel finanziamento delle misure internazionali per la protezione del clima: l’UE mantiene il proprio impegno per conseguire congiuntamente l’obiettivo dei paesi sviluppati di mobilitare 100 miliardi di USD all’anno entro il 2020 a favore dell'azione per il clima nei paesi in via di sviluppo. Da una recente relazione dell’OCSE e dalla Climate Policy Initiative è emerso che nel 2014 sono stati impegnati 62 miliardi di USD, il che significa che i paesi sviluppati sono sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo. La maggior parte di questi finanziamenti proviene dall'UE.
UE e Svizzera, uniti contro i cambiamenti climatici
In vista della conferenza di Parigi più di 170 paesi, responsabili di oltre il 95% delle emissioni globali, hanno già illustrato i loro piani per affrontare i cambiamenti climatici. Tra loro anche la Svizzera che, come l'UE, si è fissata un obiettivo ambizioso, ossia dimezzare entro il 2030 le emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990. L'UE e la Svizzera perseguono interessi e obiettivi negoziali simili: entrambe puntano a un accordo equo e vincolante che preveda un meccanismo di verifica efficace.
«Stiamo assistendo alla nascita di un movimento mondiale senza precedenti», ha dichiarato Jean-Claude Juncker alla conferenza stampa del 21 novembre. Il Commissario responsabile per l'Azione per il clima e l'energia Miguel Arias Cañete, che insieme a Juncker condurrà i negoziati a nome dell'UE, ha parlato di una vera e propria svolta. Ha poi aggiunto che lo slancio che si è manifestato nella fase preparatoria della COP21 è la prova evidente del sentimento di urgenza e della volontà politica comune di aprire a Parigi un nuovo capitolo dell'azione internazionale a favore del clima.