Costruire l'Europa globale

"Per evitare di trovarsi alla mercé di altri, l'UE deve diventare un attore realmente globale. Per accrescere la propria influenza, l'Europa deve rafforzare le leve di cui dispone e cercarne di nuove."
Viviamo in un mondo in cui l'interdipendenza si fa sempre più conflittuale, in particolare con la crescente rivalità strategica tra Stati Uniti e Cina. Assistiamo inoltre a una tendenza generalizzata alla competizione tra paesi e sistemi, specie con alcuni dei nostri vicini, come Russia e Turchia, che sembrano voler tornare a una logica degli imperi.
Ritengono di avere il diritto di controllare il vicinato circostante in nome di presunti diritti storici e riconoscono soltanto la sovranità degli Stati – e non quella del popolo. Questo aspetto è al centro delle nostre divergenze con la Russia sulla Bielorussia o con la Cina su Hong Kong. Le norme democratiche e la nostra visione del mondo ispirata a valori liberali sono messe in discussione.
Il multilateralismo in crisi
Il mondo è diventato maggiormente multipolare, ma il multilateralismo si è indebolito, come dimostra la crescente paralisi del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, la profonda crisi dell'Organizzazione mondiale del commercio o, più recentemente, quella dell'Organizzazione mondiale della sanità. E questo proprio in un momento in cui i problemi globali, in particolare la crisi climatica o le questioni sanitarie, si fanno sempre più critici.
In questa crescente competizione oltre ai classici strumenti del potere, viene sempre più utilizzato come arma anche il cosiddetto soft power: si pensi ai film e ad altri prodotti culturali, alla capacità di creare reti sociali o alla capacità di attrarre talenti. Il commercio, la tecnologia, i dati e le informazioni sono oggi strumenti di competizione politica.
"I cittadini europei hanno la sensazione di vivere in un mondo sempre più pericoloso e imprevedibile. Devono essere rassicurati sul fatto che possiamo fornire una risposta europea significativa e solida."
I cittadini europei hanno la sensazione di vivere in un mondo sempre più pericoloso e imprevedibile. Devono essere rassicurati sul fatto che possiamo fornire una risposta europea significativa e solida. Se non diventa anche una vera potenza mondiale, in termini sia di hard che di soft power, l'UE sarà alla mercé di altri attori internazionali, con ripercussioni su tutti gli ambiti della nostra vita: comunicazione, economia, ambiente e sicurezza. Ne andrebbe anche delle nostre democrazie, dei nostri diritti e delle nostre libertà individuali.
Un'Europa più unita nell'azione
Per scongiurare questo destino, l'Europa deve potenziare le sue leve tradizionali, cercarne di nuove e adottare iniziative nuove e visibili per rafforzare la sua posizione globale. L'Europa deve innanzitutto essere più unita nell'azione. E francamente, l'UE è l'unica piattaforma in grado di consentire alle democrazie europee di promuovere e difendere efficacemente i loro interessi. In passato, talvolta abbiamo permesso ad altri di paralizzarci dividendoci, ad esempio nel caso delle relazioni con la Cina o la Russia. Dobbiamo smettere di considerare l'Europa come un insieme di interessi nazionali: dobbiamo invece definire e difendere tutti insieme l'interesse comune europeo. Ed è proprio questo l'obiettivo dei lavori intrapresi con i ministri europei della difesa sul concetto di "bussola strategica" (Strategic Compass) per definire congiuntamente le minacce e le sfide che l'Europa dovrà affrontare.
L'"autonomia strategica" consiste nel difendere i nostri interessi e valori agendo a livello multilaterale quando possiamo, ma rimanendo pronti ad agire in modo autonomo quando dobbiamo."
Dobbiamo rafforzare le nostre capacità di agire in modo autonomo. Il concetto di "autonomia strategica" non ha a che fare con il protezionismo, bensì con la capacità di difendere i nostri interessi e i nostri valori agendo a livello multilaterale quando possiamo, ma rimanendo pronti ad agire in modo autonomo quando dobbiamo.
Abbiamo più leve di quanto pensiamo
Per raggiungere questo obiettivo abbiamo più leve di influenza di quanto spesso crediamo. Il nostro mercato interno è ancora uno dei più importanti al mondo e nessun attore esterno può permettersi di ignorarlo. L'Unione europea dispone di uno dei più potenti strumenti di soft power, con solide politiche nei settori del commercio e della concorrenza, volumi
significativi di aiuti e le nuove possibilità offerte dai nostri meccanismi di controllo degli investimenti. Dobbiamo sfruttarne appieno il potenziale, adottando un approccio olistico e superando i compartimenti stagni.
La pandemia di COVID-19 ha messo in luce la fragilità delle catene globali del valore esistenti e la vulnerabilità dell'Europa a tale riguardo. La rilocalizzazione e la sovranità economica sono diventate temi dominanti in tutta Europa. Come ho già accennato al commissario Thierry Breton, dobbiamo collegare strettamente la nostra politica industriale e di ricerca alla nostra politica estera.
"La rilocalizzazione e la sovranità economica sono diventate temi dominanti. Dobbiamo collegare strettamente la nostra politica industriale e di ricerca alla nostra politica estera".
Siamo i più importanti normatori a livello mondiale- come spiega in modo convincente Anu Bradford nel suo recente libro "The Brussels Effect" - ma non possiamo mantenere questo primato se non siamo anche leader in campo tecnologico: dobbiamo colmare il divario tra la nostra capacità normativa e le nostre ambizioni tecnologiche.
Dobbiamo impedire che settori tecnologici chiave siano soggetti a un controllo eccessivo da parte di terzi e garantire la sicurezza di settori vitali come il digitale, l'energia, le materie prime e la salute. Dobbiamo proteggere le nostre infrastrutture critiche (dall'energia allo spazio), come anche la nostra autonomia e sicurezza digitali (norme/standard digitali internazionali, cibersicurezza). Dovremmo inoltre far leva sulle rinnovate priorità politiche dello strumento Next Generation EU riguardo alle questioni digitali o ambientali nel contesto della programmazione della nostra assistenza e di altre politiche esterne.
Il principio di reciprocità è fondamentale
Le relazioni con i partner stranieri devono essere valutate in base al principio di reciprocità. Questa esigenza deve diventare la regola, non l'eccezione, senza dimenticare ovviamente la necessità di tenere conto dei diversi livelli di sviluppo e degli interessi strategici generali. Le norme che imponiamo alle imprese europee, in particolare per quanto riguarda le sovvenzioni, devono applicarsi anche alle imprese non europee che desiderano entrare nel nostro mercato.
"Ove necessario, dovremmo essere pronti ad adottare un approccio più solido e strategico come abbiamo fatto, ad esempio, con la Cina."
Ove necessario, dovremmo essere pronti ad adottare un approccio più solido e strategico come abbiamo fatto, ad esempio, con la Cina. Abbiamo lavorato affinché le nostre relazioni con la Cina siano imperniate su una maggiore reciprocità e su condizioni di parità nel commercio, negli investimenti e non solo. Nel mettere in evidenza le nostre differenze politiche, siamo riusciti a ottenere che Pechino prenda l'Europa più sul serio.
Parallelamente, dobbiamo continuare a dare piena priorità al nostro vicinato travagliato, sia a est che a sud, e all'Africa. La stabilità e la prosperità dei nostri partner sono fondamentali per la sicurezza stessa dell'UE e per i suoi stessi interessi strategici. Dobbiamo inoltre rafforzare la nostra azione comune nel settore della sicurezza e della difesa e promuovere la capacità dell'UE di agire come garante della sicurezza globale.
"L'UE ha un forte interesse a mantenere e sviluppare un ordine internazionale basato su regole nel quadro di un multilateralismo efficace."
L'UE ha un forte interesse a mantenere e sviluppare un ordine internazionale basato su regole nel quadro di un multilateralismo efficace – anche se altri cercano chiaramente di indebolirlo. La comunicazione congiunta sul multilateralismo che stiamo pianificando per il prossimo anno definirà ciò che l'UE può fare per contrastare questa tendenza. Nel corso degli anni essa ha ottenuto ottimi risultati in materia di clima, ma dobbiamo anche contribuire più attivamente a riformare ciò che deve essere cambiato, ad esempio in seno all'OMS e all'OMC.
"In quanto UE, possiamo e dobbiamo fare di più per sviluppare condizioni di parità riguardo ai diritti sociali e umani."
In quanto UE, possiamo e dobbiamo fare di più per sviluppare condizioni di parità riguardo ai diritti sociali e umani, rafforzando i cosiddetti obblighi in materia di "dovere di diligenza" a carico degli operatori economici nella catena di approvvigionamento. Dobbiamo rafforzare la nostra politica commerciale per garantire il pieno rispetto degli impegni assunti dai nostri partner in relazione alle norme sociali e ambientali. Dobbiamo anche riflettere sulle implicazioni di un' imposta sul carbonio alle frontiere, senza la quale il Green Deal condurrebbe a una rilocalizzazione delle emissioni di carbonio o a uno svantaggio competitivo. Naturalmente dobbiamo anche continuare a guidare la lotta globale contro i paradisi fiscali.
L'eredità che lasceremo dipenderà dalla nostra capacità di garantire la ripresa socioeconomica dall'attuale crisi COVID-19 e di prevedere un ruolo più efficace per l'Europa nel mondo. In qualità di AR/VP, perseguo questo obiettivo sfruttando il potere degli strumenti della Commissione e del SEAE unitamente alle azioni degli Stati membri che agiscono di concerto in sede di Consiglio.
La necessità di superare lo scetticismo
So che la nostra capacità di raggiungere questo obiettivo suscita molto scetticismo in Europa, ma sono convinto che possiamo farcela. E lo sono anche gli osservatori esterni: nell'articolo "Europe's geopolitical awakening" (link esterno), apparso il mese scorso nella rinomata rivista americana "Foreign Affairs", si sostiene che l'Europa, pur con i suoi difetti, uscirà probabilmente dalla crisi con un ruolo più forte a livello mondiale, grazie all'ampia risposta fornita finora dalle autorità europee e ai notevoli progressi in termini di solidarietà interna dimostrati dall'iniziativa Next Generation EU.
La crisi innescata dalla pandemia di COVID-19 è lungi dall'essere conclusa e non se ne conoscono ancora tutte le conseguenze. Tuttavia, dipenderà ovviamente soprattutto da noi, dalla nostra volontà e dalle nostre azioni comuni, far sì che l'Europa globale diventi una realtà.
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