La solidarietà è fondamentale di fronte a una crisi mondiale senza precedenti

Nessun paese, per quanto grande, può risolvere questa crisi da solo. Finché non sarà sradicato ovunque, questo virus continuerà a rappresentare una minaccia per tutti. La chiave della soluzione è la solidarietà con le persone e i paesi più vulnerabili. #COVID19
Durante il mio intervento ho espresso ottimismo circa la risposta europea alla crisi, in particolare riguardo al fondo per la ripresa proposto dalla Commissione europea (CE), che può rappresentare un salto in avanti nell'integrazione europea.
È stato molto stimolante poter scambiare opinioni con i deputati spagnoli su questo piano. Si tratta di una questione che ho già avuto l'opportunità di approfondire su questo blog.
Tuttavia nel mio intervento al Congresso ho avuto in particolare l'opportunità di sottolineare quanto tale crisi abbia scosso il mondo intero. Si tratta di una crisi mondiale con importanti conseguenze geopolitiche alle quali bisognerà adattare la nostra politica estera.
Dalla sua comparsa a Wuhan alla fine del 2019, il virus si è esteso a più di 200 paesi. E sebbene si sia riusciti a ridurre il numero di contagi nell'Unione europea, il virus continua a diffondersi su scala mondiale.
L'epicentro della pandemia si è spostato dalla Cina all'Europa e successivamente agli Stati Uniti, che è ora la zona del mondo con il maggior numero di contagi. La situazione è estremamente preoccupante in molti paesi emergenti e in via di sviluppo, in particolare in America latina, la zona in cui il virus si sta diffondendo più rapidamente.
Ovunque nel mondo, i governi hanno risposto al coronavirus con quello che il Fondo monetario internazionale (FMI) ha definito il grande lockdown. Le misure di confinamento provocheranno la più grave recessione dell'economia mondiale almeno dalla seconda guerra mondiale. Pur non conoscendo ancora la sua effettiva dimensione e durata, secondo le ultime proiezioni dell'FMI e della Banca mondiale questa crisi potrebbe essere tre volte peggiore di quella del 2008-2009, che fu definita la "grande recessione".
È una crisi eccezionale non solo per la sua intensità ma anche per la sua estensione mondiale. Secondo la Banca mondiale, si tratta della recessione che ha colpito contemporaneamente il maggior numero di paesi dal 1870.
Inoltre questa crisi provocherà, o per meglio dire sta già provocando, una crisi sociale di cui non conosciamo ancora le conseguenze reali e politiche e che coinvolgerà anche i paesi più ricchi del mondo. Nei paesi più poveri e vulnerabili del mondo siamo invece di fronte a una vera e propria tragedia umanitaria.
Tra i paesi sviluppati, la zona euro dovrebbe registrare il maggiore calo previsto per il 2020. Anche gli Stati Uniti e il Giappone dovrebbero subire una forte contrazione, ma di minore intensità. In Cina non si prevede una diminuzione dell'attività nel 2020, ma la crescita si ridurrà all'1%, la più bassa dal 1975.
Per alcuni osservatori, la crescita moderata dell'economia cinese, in contrasto con il crollo del PIL dei paesi sviluppati, indica che la pandemia intensificherà lo spostamento dal centro di gravità dell'economia mondiale verso l'Asia.
Per l'insieme dei paesi in via di sviluppo, esclusa la Cina, la Banca mondiale prevede la peggiore contrazione economica almeno dal 1960, il primo anno per il quale si dispone di dati. Tali paesi saranno molto colpiti dal rallentamento del commercio mondiale, che subirà un calo maggiore di quello registrato durante la crisi del 2008. Gli investimenti esteri diminuiranno in molti paesi. Le rimesse degli emigrati hanno avuto un vero e proprio crollo, il che rappresenta un grave ostacolo per molti paesi emergenti e in via di sviluppo. Gli effetti saranno particolarmente pronunciati in America latina e nei paesi dell'Europa e dell'Asia centrale, del Medio Oriente e del Nord Africa nonché nell'Africa subsahariana, in parte a causa della caduta dei prezzi delle materie prime.
L'elevata economia informale che esiste in molti di questi paesi aggraverà le conseguenze sanitarie della pandemia. Ricordiamo che il settore informale rappresenta in media due terzi dell'occupazione dei paesi emergenti e in via di sviluppo. La mancanza di reti di sicurezza sociale impedisce ai lavoratori informali di rimanere a casa, in quanto devono lavorare per soddisfare le loro esigenze più basilari. Per alcuni paesi la crisi economica potrebbe avere conseguenze ancora più gravi di quelle del virus stesso.
La solidarietà, elemento chiave per rispondere alla crisi
Nessun paese, per quanto grande, può risolvere questa crisi mondiale da solo. La chiave della soluzione è la solidarietà con le persone e i paesi più vulnerabili. Solidarietà non solo per motivi altruistici ma anche nel proprio interesse.
Finché non sarà sradicato ovunque, questo virus continuerà a rappresentare una minaccia per tutti. Bisogna mettere quanto prima a disposizione della maggior parte della popolazione mondiale un vaccino, non solo per i paesi più ricchi. E per fare questo occorre solidarietà.
La stessa solidarietà di cui abbiamo bisogno anche per uscire il prima possibile dalla devastante crisi economica mondiale provocata dalla pandemia, poiché il grado di interconnessione tra le economie mondiali è molto elevato, molto più che all'epoca delle altre crisi mondiali che alcuni di noi possono ricordare.
Siamo sulla stessa barca e ci siamo scontrati contro un iceberg. Poco importa che alcuni siano nelle cabine di prima classe ed altri in seconda. Ora che lo scontro è avvenuto la priorità di tutti noi è evitare che la barca affondi.
Per questo motivo da parte nostra abbiamo lanciato, insieme agli Stati membri dell'Unione europea, l'operazione Team Europe, che ha già mobilitato 36 miliardi di euro per aiutare i nostri partner in tutto il mondo. Abbiamo inoltre sbloccato 9 miliardi di euro per accelerare lo sviluppo di un vaccino contro la COVID-19 e sosteniamo l'azione dell'OMS, che vorremmo vedere rafforzata.
Oltre a questa risposta immediata, è ancora troppo presto per valutare il cambiamento significativo dell'equilibrio dei poteri a livello mondiale che tale crisi di sicuro comporterà. Per quanto riguarda l'Europa, il nostro posto futuro nel mondo dipenderà in gran parte dal successo del piano per la ripresa, attualmente in discussione.
Altri post dal blog di Josep Borrell, Alto rappresentante dell'UE
MORE FROM THE BLOG

"Una finestra sul mondo"- Blog dell'AR/VP Josep Borrell
Blog di Josep Borrell sulle sue attività e la politica estera europea. Contiene anche interviste, op-eds, una selezione di discorsi e video.