Conferenza sul futuro dell'Europa: quale ruolo vogliono i cittadini per l'Europa a livello globale?

15/10/2021 - Blog dell'AR/VP - La "Conferenza sul futuro dell'Europa" è stata lanciata nella primavera di quest'anno per avviare un nuovo dibattito con i cittadini circa le sfide e le priorità dell'Europa. Ascoltare i cittadini e dare loro voce in capitolo è importante anche per quanto riguarda la politica estera e di sicurezza. I cittadini si aspettano di più da noi, per cui dovremmo tenere conto delle loro esortazioni ad agire e a ottenere risultati.

"Dobbiamo ascoltare i nostri cittadini, anche su come intendono plasmare il ruolo dell'UE come attore globale. La Conferenza sul futuro dell'Europa ha esattamente questo obiettivo: ascoltare i cittadini e preparare le riforme."

 

 

L'Eurobarometro e altri sondaggi segnalano regolarmente che i cittadini dell'UE attribuiscono grande importanza alle questioni di politica estera e di sicurezza e che la maggioranza desidera un maggiore coinvolgimento dell'UE in questi ambiti politici. Dobbiamo ascoltare i nostri cittadini, anche su come intendono plasmare il ruolo dell'UE come attore globale. La Conferenza sul futuro dell'Europa ha esattamente questo obiettivo: ascoltare i cittadini e preparare le riforme necessarie.

I cittadini cominceranno a dibattere l'argomento dell'UE nel mondo dal 15 al 17 ottobre a Strasburgo, con un primo panel di cittadini incentrato su questo tema. Diversi altri panel sul ruolo globale dell'Europa avranno luogo per il resto dell'anno, seguiti da una sessione plenaria il 21-22 gennaio, alla quale sarò associato, il cui obiettivo sarà quello di discutere le raccomandazioni dei panel di cittadini.

Possiamo certamente aspettarci dai nostri cittadini contributi interessanti sia su cosa dovrebbe vertere la politica estera dell'UE sia su come dovrebbe articolarsi. Abbiamo bisogno di un dibattito aperto su quali dovrebbero essere le nostre principali priorità politiche, in termini geografici e tematici, ma anche su eventuali nuove priorità su cui dovremmo concentrarci di più. Come possiamo diventare più efficaci nel processo decisionale, per adottare decisioni più rapidamente?  Possiamo migliorare il modo in cui gestiamo i rapporti tra la dimensione interna e quella esterna delle politiche europee? E come possiamo difendere i nostri interessi e valori fondamentali quando alcune grandi potenze mettono apertamente a repentaglio la democrazia e le libertà? Sono solo alcuni dei grandi interrogativi che noi responsabili politici, e certamente anche i nostri cittadini, ci poniamo ogni giorno.

Questo compito non potrebbe essere più urgente. Dobbiamo prepararci e posizionarci per il mondo post-pandemia. Anche se non ne siamo ancora usciti, alcune tendenze generali sono chiare. Nessuna di esse è del tutto inedita, ma tutte sono state accelerate dalla crisi. La prima è che il nostro mondo sta diventando più multipolare, con il multilateralismo spesso paralizzato dalla concorrenza strategica tra gli Stati Uniti e la Cina. In secondo luogo, l'interdipendenza è sempre più conflittuale e il potere di persuasione è spesso usato come arma: vaccini, dati e standard tecnologici sono tutti strumenti di concorrenza politica. In terzo luogo, alcuni paesi seguono una "logica degli imperi", schierandosi in funzione di diritti storici e zone di influenza piuttosto che aderire a regole concordate e al consenso locale. Infine, il mondo sta diventando meno libero e la democrazia è sotto attacco, a livello sia nazionale che internazionale. Ci troviamo di fronte a una vera e propria battaglia di narrazioni.

Tutte queste tendenze sono un invito ad agire. Noi europei dobbiamo reagire a questi sviluppi e decidere come cogliere le nuove opportunità e far fronte alle nuove minacce. Questa discussione non può aspettare. Dobbiamo trovare modi di diventare più uniti e costruire una vera solidarietà tra di noi. Questo è essenziale per difendere meglio i nostri interessi e valori e rafforzare il nostro margine di influenza di fronte a potenze che non condividono i nostri valori e che sono disposte a utilizzare come armi le loro risorse, da quelle naturali alle rotte di approvvigionamento. Dovremmo inoltre diventare più flessibili e creativi nei nostri partenariati e rafforzare le alleanze con partner che condividono i nostri stessi principi, cooperando al tempo stesso anche con gli altri per perseguire obiettivi globali comuni, come l'azione per il clima. Infine, dovremmo migliorare la nostra capacità di adottare decisioni più rapidamente ed essere più coerenti nella loro attuazione.

Sotto molti aspetti, i nostri cittadini sono un passo avanti ai governi nel constatare la necessità di una politica estera e di sicurezza dell'UE più forte. Molti europei vogliono maggiori risultati e sono pronti a investire nel conseguimento di questo obiettivo, dal punto di vista finanziario e politico. Sono consapevoli del fatto che la nostra organizzazione attuale può portare a ritardi o a un processo decisionale basato sulla logica del minimo comun denominatore. Ci sforziamo costantemente per essere più efficaci, ma il cambiamento intorno a noi spesso procede a un ritmo e a una velocità maggiori, il che significa che, in termini relativi, retrocediamo anziché avanzare.

Ecco perché dovremmo essere pronti ad accogliere qualsiasi buona idea su come migliorare. In questo contesto siamo aperti anche all'ascolto dei cittadini del resto del mondo, in particolare dei paesi con cui abbiamo partenariati più stretti: quelli con cui condividiamo valori comuni e quelli che aspirano a diventare membri dell'Unione europea, come ad esempio i paesi dei Balcani occidentali, che vedono nell'UE il loro futuro.

Ascoltando e coinvolgendo i cittadini possiamo ottenere preziose ispirazioni e raccomandazioni. In una fase successiva spetterà ai leader politici, a livello nazionale e dell'UE, recepire queste idee e raccomandazioni e darvi un seguito.

 

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