La Repubblica - Borrell: "L'Ue sarà con Kiev anche in caso di attacco armato Putin rifletta sulle conseguenze"

04.12.2021

04/12/2021 - L'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione parla a Repubblica dell'allarme lanciato dagli Usa sul possibile attacco russo contro l'Ucraina, della competizione con la Cina, dei rapporti di forza in campo in Libia

 

Interview published by La Repubblica:https://www.repubblica.it/esteri/2021/12/04/news/ucraina_josep_borrell_l_ue_sara_con_kiev_anche_in_caso_di_attacco_armato_putin_rifletta_sulle_conseguenze_-328960418/

Con l'allarme lanciato dagli Usa sul possibile attacco russo contro l'Ucraina, la tensione si impenna improvvisamente. I contatti tra i partner occidentali sono continui. L'Ue si coordina con gli States e si schiera «in ogni caso» al fianco di Kiev, anche nella peggiore delle ipotesi. Così l'Alto rappresentante europeo, Josep Borrell, consegna a Repubblica a margine dei "Med Dialogues" di Roma il messaggio dell'Unione: «Noi stiamo con l'Ucraina. Tutti riflettano sulle conseguenze».

Il presidente Biden ha detto che la Russia sta preparando un attacco all'Ucraina. Cosa può fare l'Ue?

«Prima di tutto dobbiamo lavorare per evitare la crisi. Stiamo usando la nostra capacità diplomatica per far capire alla Russia che sarebbe una grave violazione del diritto internazionale. Ho parlato anche con il mio collega Lavrov a Stoccolma. Con Lavorv e il segretario americano Blinken. Lavrov nega qualsiasi tipo di attività belligerante».

E lei crede a Lavrov?

«Non si tratta di credere o non credere. Ma di illustrare a Mosca il panorama delle possibili conseguenze. È il momento di parlare e di fare un quadro di ciò che può accadere, da una parte e dall'altra. Dobbiamo rimanere in una fase di pre-crisi».

Ma in caso di attacco cosa potrebbe accadere?

«Dipende. Si può immaginare una vera invasione come la Crimea? Non so. Ma dobbiamo cercare di evitare che la situazione peggiori. Non posso dire altro».

La Nato sarebbe chiamata a difendere l'Ucraina?

«L'Ucraina non è un membro Nato».

Ma potrebbe essere un membro dell'Ue.

«Potrebbe, ma ancora non lo è».

La situazione le mette paura?

«Come usiamo dire a Bruxelles, sono preoccupato. L'Ucraina è di certo un partner, un alleato. Quindi noi staremo al suo fianco. Gli Stati Uniti, poi, hanno spiegato molto chiaramente che qualsiasi tipo di attacco russo non sarà senza conseguenze. Avremo una riunione la prossima settimana a Bruxelles con i paesi del partenariato dell'est e sarà il momento di sottolineare il nostro forte sostegno all'Ucraina. Le mie parole non vanno male interpretate. Lavoriamo per evitare la crisi ma dinanzi ad ogni eventualità, l'Ue sarà saldamente dietro l'Ucraina».

Tutto questo può di nuovo spostare l'asse della Nato. Magari tornare centrale in Europa?

«Non è un segreto che gli Stati Uniti si stiano concentrando sull'Indopacifico. È una tendenza iniziata con Obama, quindi con Trump e ora anche Biden ha avvertito che vogliono concentrarsi sulla Cina. Cercheremo di avere un approccio comune anche su questo. Ma certamente si può immaginare che gli Stati Uniti e la Nato, se la minaccia russa crescerà, svolgeranno il loro compito originario».

La Bielorussia è un pezzo dello stesso mosaico? C'è un nesso con l'Ucraina?

«È una situazione diversa. Orchestrata dal regime di Lukashenko. Senza alcun tipo di rispetto per la vita e la dignità dei migranti, ingannati con la falsa promessa di poter arrivare facilmente in Europa».

Dietro però sembra esserci Mosca.

«La Russia sostiene Lukashenko? Sì, chiaramente. La Russia fa parte di questa attività? Non ho alcuna prova a riguardo. Quel che so è che Lukashenko e le sue strutture si sono mosse per un'attività criminale. È un attacco ibrido per mettere l'Europa sotto pressione. Usano gli esseri umani in modo ripugnante».

È tempo di accelerare sulla difesa dell'Ue? Il 2022 sarà l'anno giusto?

«In primo luogo dobbiamo chiudere l'accordo sulla Bussola strategica. Dovrebbe essere approvato a marzo. Sono ottimista. Bisogna mettere insieme approcci diversi. Il rapporto con la Nato, ad esempio, è diverso tra gli stati membri. Chi è vicino al confine russo crede che la Nato sia la soluzione a tutti i problemi. La geografia e la storia hanno un peso. La prima cosa da fare è identificare le sfide».

La Cina lo è?

«Non è una sfida per la sicurezza. Ma cosa significa sicurezza oggi? La pace e la guerra non sono più quelle di una volta. Un tempo se volevi distruggere una centrale elettrica, dovevi bombardarla. Ora può bastare un click».

La Cina è una sfida economica e anche un nemico?

«Non uso questa parola. La Cina è un partner commerciale ma anche un concorrente tecnologico e un concorrente».

La Libia sta per votare. È stato un errore lasciare il campo a Turchia e Russia?

«Certamente l'Ue ha pagato il prezzo della divisione. Abbiamo chiesto il ritiro delle truppe straniere. Questo serve per la normalizzazione. Abbiamo bisogno di un governo legittimo».

Il rischio è che Russia e Turchia non vogliono le elezioni esattamente per questo.

«Le elezioni sono a rischio certamente, ma non tenere elezioni è peggio. Quindi noi spingiamo affinché si svolgano. Sapendo che la Libia non è certo la Svizzera».

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